Massimo “Matteo” Matteoni: il Motociclismo come stile di vita

Abbiamo intervistato Massimo “Matteo” Matteoni per conoscere la sua bella storia di vita dedicata soprattutto al motociclismo.

Due chiacchiere con Massimo Matteoni, “Matteo” per gli amici, che, nonostante si sia ingegnato durante la sua carriera, quasi interamente dedicata ai motori in diverse attività tutte nel motorsport, da poco si è ritirato – forse solo per il momento – nella sua isola tenerifegna a fare la guida per escursionisti e curare la sua attività di meccanico preparatore, rimanendo così legato al mondo delle moto che tanto ama, senza però dimenticare la sua beneamata terra d’origine: l’Italia.


Il motivo del suo affetto nei confronti del motociclismo, in particolare il Motocross, è da ricercare innanzitutto nel fatto che da piccolo la principale passione che coltivava in vacanza era appunto una motocicletta, che sgraffignava agli zii di Maremma, fino ad avere negli anni ’70 una minicross tutta sua.
Ma “Matteo” è stato anche coadiutóre prima e organizzatore poi, altresì pilota, istruttore, meccanico, rivenditore, team manager e department manager per Youthstream per oltre dieci anni, e nonostante il suo peregrinare sui campi di tutto il mondo, alle sue origini è rimasto fermamente legato.

L’“excursus” professionale lo vede dunque impegnato nelle più varie mansioni del settore motociclistico, distinguendosi sempre per professionalità ed impegno, mai per continuità a causa della sua indole che lo vede sempre a caccia di nuovi stimoli, forti, altisonanti, grandiosi, perché solo così è in grado di vivere.
Come comprenderà un amante del motorsport, una “vitaccia”! Però la passione per le motociclette è sempre stata tanta e qualsiasi sacrificio era affrontato con la spensieratezza che prevaleva sempre su tutto.
Ma cerchiamo di conoscere meglio questo “Toscanaccio” trasferitosi a Tenerife!


Dunque Massimo, quando è stato il “big bang” che ti ha fatto appassionare ai motori?

M.M.: “La passione per il motocross mi è presa da piccolo, ricordo che i miei genitori ogni tanto mi portavano in Maremma dove avevo degli zii, avrò avuto circa 10 anni, e lì c’era una moto da strada, da solo e di nascosto imparai a metterla in moto e poi a guidarla usando le marce, solo che la strada non mi piaceva e mi mettevo nello sterrato… da lì la dipendenza al fuoristrada. A quattordici anni mio cognato mi comprò la mia prima moto, un AIM Minarelli 50, una moto bellissima che non scorderò mai”!

 

Poi sono iniziate le prime gare?
M.M.: “La mia prima gara da pilota la feci nel 1977 a Polcanto (FI), da li ho fatto vari campionati ma solo a livello regionale, nel 1982 arrivai secondo nel campionato toscano cadetti 250cc, e nel 1989 vinsi il campionato promozionale 125cc, poi molti piazzamenti con varie gare vinte, ho provato un anno anche come Junior e ho partecipato a una gara internazionale in Versilia.

Alle Canarie poi ho rifatto la licenza e ho corso per tre anni il campionato Veteran vincendolo nel 2017 e arrivando secondo nel 2016 e terzo nel 2015”.


Ma sei stato anche un laborioso addetto ai lavori?
M.M.: “Dunque, nella pista di Altopascio (LU) ho collaborato con il compianto presidente Nunzio Messina, vera anima del locale Motoclub. Poi, grazie al buon feeling con Antonio Gualtieri (altra grande persona che ci ha lasciato da poco), ho organizzato a Prunetta (PT) dei corsi di motocross e meeting con vari piloti.
Un anno aprii anche una pista alle Panche, vicino a Prunetta, dove si girava solo d’estate e solo di notte, era tutta illuminata, unica nel suo genere all’epoca, dove ci facemmo anche qualche gara. Un bel ricordo”.

 

Ma non è finita lì?
M.M.: “Per un periodo mi sono occupato anche del crossdromo delle Betulle, sempre nel pistoiese. Insieme a mia sorella Monica l’abbiamo gestita per circa due anni. La località di Cutigliano, dove sorgeva, è un posto fantastico specialmente in estate, la pista era molto bella, era stata chiusa da diverso tempo ed io mi sono animato a ridargli vita, purtroppo gli impegni di lavoro e la distanza da Montecatini dove vivevo rendevano tutto molto complicato”.

 

In seguito sono cominciate le tue esperienze nella gestione dei negozi di moto.
M.M.: “Si, con la Top Ten che ha fatto storia negli anni ‘80/’90. Io in quel periodo vivevo a Prato, già correvo e mi ero fatto conoscere, l’idea di aprire un negozio ci venne a me ed a Giuseppe Luongo, infatti il nome lo scelse lui, però mi lasciò subito da solo perché intraprese il mestiere di organizzatore, ed a conti fatti ci aveva visto molto più lungo di me!

Il negozio ebbe una crescita notevole e dopo 4 anni a Montecatini, nella sede storica, ci ampliammo trasferendoci a Serravalle Pistoiese dove restammo per circa due anni, poi per una serie di investimenti sbagliati mi trovai in difficoltà a gestire la nuova struttura e cosi decidemmo di chiudere i battenti.

Mia sorella si ritirò e io ricevetti una proposta di ripartire in società con un mio cliente, Loreno Niccolai, e cosi dopo circa 6 mesi dalla chiusura della Top Ten inaugurai la Onlycross ad Altopascio, a circa 1 km dalla locale pista di motocross”.

 

Poi sei “fuggito” alle Canarie.
M.M.: “Si, facciamo un passo indietro. Il lavoro ad Altopascio andava bene ma io, dopo moltissimi anni sempre in giro e senza una domenica libera, cominciai ad avere bisogno di nuovi stimoli e la svolta venne quando, spinto da mio fratello, nell’agosto del 1993 andai in vacanza a Tenerife, una vacanza classica quella che desideriamo dopo un anno di lavoro, era il boom delle moto d’acqua. 
Durante la vacanza conobbi un tedesco che aveva un noleggio sulla spiaggia, diventammo amici e quando fu il momento dei saluti gli lasciai il mio numero di telefono, chiedendogli di informarmi nel caso in cui avesse saputo di un’altra spiaggia dove poter aprire un’attività di moto d’acqua; in quel caso avrei mollavo tutto e sarei corso li”!


Non è mancato il colpo di fortuna?

M.M.: “E’ cosi. Rientrato in Italia, ma col cuore pensando a Tenerife, ricomincia il solito trantran. Dopo circa due mesi ricevetti una chiamata: “Hello im Jorge you are Matteo”? Io quasi non mi ricordavo neanche chi fosse, pero fu lui che mi mise al corrente, incredibilmente – seppur i permessi erano veramente pochi-, mi comunicava che il comune aveva fatto un bando per l’aggiudicazione di una spiaggia per attività nautiche, il bando era all’asta e il prezzo era fissato sui trenta milioni di lire, bisognava versare subito cinque milioni e fare l’offerta, poi dopo trenta giorni sarebbero state aperte le buste e il miglior offerente si sarebbe aggiudicato i 5 anni di concessione. Discutemmo non poco sul da farsi con la mia compagna Cinzia, perché avevamo ampliato la nostra casa da poco, e cominciammo a lanciarci sfide del tipo: tu non hai il coraggio di lasciare tutto! E la risposta: io? Sei tu a non avere il coraggio! E cosi per scherzo mandammo i 5 milioni e facemmo l’offerta di 31 milioni, sapendo che di possibilità ce ne sarebbero state ben poche, poi non si rischiava niente perché i soldi in caso di non aggiudicazione dell’asta sarebbero stati restituiti. La cosa incredibe è che dopo un mese ricevetti un’altra chiamata da Jorge il quale mi comunicava che c’eravamo aggiudicati l’asta e che avevamo un mese per inviare il resto dei soldi. Fu un mese di lunghe riflessioni, titubanze, di si e di no, così alla fine decisi di tornare di nuovo a fare un sopralluogo di una settimana a Tenerife per vedere dove si trovava la spiaggia, e per ottenere qualche informazione in più. Era la fine dell’ottobre del 1993, in Italia si stava già con i maglioni e il riscaldamento acceso, a Tenerife c’erano 28 gradi e sembrava ancora agosto, e da li scattò la decisione di accettare la proposta”.


Poi hai cambiato di nuovo!
M.M.: “Bhe, all’inizio tutto andava bene, mare, sole, gente allegra, soldi, sembrava un sogno, poi però ci fu un cambiamento da parte del comune che ridusse i 5 anni di concessione a solo un anno, per motivi che non stò a dire. E cosi mi ritrovai senza lavoro, avevamo due possibilità: o rimanere e inventarsi qualcosa o rientrare in Italia a ricominciare daccapo, ma l’isola ci piaceva troppo e cosi abbiamo aperto un ristorante a conduzione familiare. Erano anni in cui qualsiasi cosa volessi fare, avrebbe funzionato”.


Sei stato anche organizzatore di manifestazioni di motocross a Tenerife?
M.M.: “In quei periodi mi ero fatto socio di un Motoclub locale e in seguito abbiamo costruito una nuova pista, appoggiati dal Comune di San Miguel l’abbiamo omologata per ospitare gare internazionali, cosi tramite le mie conoscenze abbiamo organizzato “l’Internazionale di Tenerife” per cinque edizioni, portando moltissimi piloti di caratura mondiale e belle soddisfazioni oltre che belle gare! Siamo riusciti ad ottenere anche due prove del Campionato Spagnolo, l’Internazionale aveva dei costi altissimi ed i ricavi erano minimi. Al momento non la stiamo organizzando più, ma spesso e volentieri con ragazzi del club ne parliamo e chissà che un giorno non ci prenda ancora il matto e la rimettiamo in calendario”!


Ma i cambiamenti erano sempre dietro l’angolo?
M.M.: “In tutto questo tempo c’e stata la nascita di mio figlio Jeremy e dopo 6 anni dal nostro arrivo nell’isola la separazione con Cinzia fu un evento che mi sconvolse un po’, e così volli cambiare aria ancora una volta accettando l’offerta che mi fecero la Federazione Spagnola di Motociclismo e la TM di Pesaro per gestire il Team di Motocross nel Mondiale 2000/2001.
Una bella esperienza che porterò per sempre con me, le persone della TM con i fratelli Serafini in primis sono state splendide, mi mettevano a disposizione tutto quello di cui avevo bisogno.
Alla fine della stagione, poi, entrò a far parte del Team il padre di Stefan Everts, Harry, e volle trasferire il gruppo da Pesaro a Mol, in Belgio. Scelta logica ma io non riuscii ad adattarmi al clima belga e così decisi di rientrare a Tenerife. Nel frattempo avevo ricevuto una chiamata da parte di Giuseppe Luongo per chiedermi se fossi stato interessato a far parte del suo staff Youthstream, e da li a poco – dopo una parentesi da gestore di una pasticceria – la decisione di accettare l’offerta della Youthstream, e cosi ho passato 11 anni in giro per tutti i campi di motocross del mondo”.


In questi anni il denominatore comune è sempre la moto, dimostrando un forte attaccamento, rivestendo sempre ruoli che ti vedevano in qualche moto protagonista attivo. Ora per esempio, cosa fai?
M.M.: “Il motocross è stata la mia grande passione e lo è tuttora, purtroppo non riesco più a guidare una moto da cross e quindi mi sono buttato nell’enduro, aprendo un’attività’ di escursioni per i turisti che si recano in vacanza nell’isola. La ditta si chiama Enduro Tenerife e ormai ha già cinque anni di attività, inoltre ho un’officina meccanica proprio dentro la pista di motocross che mi permette di curare le moto di molti piloti. Oltre a fare il mantenimento delle mie moto da enduro, mi sono specializzato anche in preparazioni di sospensioni e devo dire che ho ricevuto molti apprezzamenti e mi arrivano ammortizzatori da tutte le parti dell’arcipelago”.

 

Cambiamo argomento Massimo, e riprendiamo fiato dopo questa bella avventura che ci hai raccontato. Com’è la situazione riguardo al Coronavirus nelle isole Canarie?
M.M.: “Per quel che riguarda la pandemia del Covid-19, l’isola di Tenerife è stata la più colpita, ad oggi si contano quali 20.000 contagiati e oltre 100 morti. Il governo Canario si è messo immediatamente al lavoro e ha rispedito tutti gli stranieri nelle proprie terre, ciò ha fatto sì che non ci siano stati molti altri contagi, oggi siamo da oltre 4 settimane in quarantena, tutte le attività sono chiuse e il futuro è veramente incerto.

Il 90% dell’indotto viene dal turismo e attività come la mia ne risentono pesantemente e senza sapere quando tutto questo potrà tornare alla normalità, se ci tornerà”!


Usate le mascherine per proteggervi dal contagio ed evitare la diffusione?
M.M.: “Mascherine e guanti vanno usati sempre, anche se non c’è l’obbligo. Tutti i locali come i ristoranti, le spiagge, le discoteche sono chiuse fino al 6 maggio, solo l’edilizia e qualche altra attività ha il permesso di lavorare, solo con delle particolari attenzioni”.


E le manifestazioni sportive?
M.M.: “Tutte le attività agonistiche, sia motoristiche che di altre discipline, sono sospese. Inoltre c’è da dire che al momento non è possibile raggiungere l’isola per i turisti, pochi voli per la penisola e solo di persone residenti, fino a nuovo ordine”.

 

Come ci si può allenare in questo periodo?

M.M.: “I più’ fortunati che hanno dei pezzi di terra dentro la propria casa si allenano, il resto si arrangia in casa. Io cerco di essere sempre attivo, vado in palestra, uso la mountain bike e almeno due volte per settimana in moto da Enduro, ho un Ktm EXCF 250, tutto preparato”.


Perché è bello vivere a Tenerife?
M.M.: “E’ il clima l’elemento che si apprezza di più, io sto in ciabatte e pantalone corto tutto l’anno, qua non piove mai e nelle case non esiste il riscaldamento, poi il costo della vita è inferiore all’Italia e la gente è più cordiale”.

 

E dell’Italia invece, cosa ti manca?
M.M.: “Dell’Italia mi mancano le gare, il clima che c’era quando correvo io, adesso sicuramente saranno cambiati anche i paddock e magari quelle belle tavolate che si facevano tutti insieme e adesso non si fanno più; noi eravamo avversari in gara ma anche amici fuori gara!

E poi mi mancano davvero molto gli amici, ne ho tanti anche qua, ma quelli italiani sono un’altra cosa! Fortunatamente la mia compagna Carla è un’ottima cuoca cosi il mangiare, che per noi italiani è un culto mentre qui si fa fatica a trovarlo, a me non manca”!

 

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